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Società

I giochi che piacciono al Gioco

“Un'intera giornata al Play MUSE

Ricordiamo con nostalgia questa giornata in attesa di costruirne altre in futuro, in questo ambiente così accogliente. Siamo arrivati ancor prima delle 9 per mettere in postazione i tavoli del carrom con le loro lampade, per firmare le sacre carte, ricevere il benvenuto del responsabile del MUSE. È una domenica, di un mese e caldo e freddo e piovoso, ma noi siamo prima al fresco e poi al coperto durante l'acquazzone, in un ambiente allegro, coi tanti giovani in maglietta Volcan usciti dalla Tana dei Goblin di Trento. Più appartato, un po' incerto, il gruppetto dei richiedenti asilo che vengono dalla residenza Fersina, pronti però a spiegare e far giocare ludo e 3 pions, non appena arrivano nella saletta al secondo piano.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo sistemati con gli amici del club Scarambol di Rovereto, non li vediamo dal festival Noi È plurale del 2007! Due anni prima avevano organizzato per noi un torneo regionale nella bella sala delle Quattro colonne nel Palazzo delle Poste.

 L'atmosfera si riscalda subito perchè i presentatori sono curiosi e cominciano a farsi insegnare e sperimentare i giochi degli altri. Arrivano i primi visitatori del museo, passano amici a salutare e fare una partita, gli operatori della Fersina e i richiedenti si alternano, di questi ultimi alcuni sono in Ramadan. Tutti sono disinvolti nello spiegare il gioco, le risate di quando si vince o ahi! si perde aiutano a parlare in italiano e a comunicare. La giornata passa velocemente, domina il sorriso e il piacere di stare insieme in una situazione amichevole e rilassata. Una volta tanto sono gli 'accolti' ad 'accogliere', gli accuditi a spiegare e guidare.

Facciamo un giro nel museo per cercare gli altri giochi da tavolo e farceli spiegare; abbiamo in mente un'idea precisa, un gioco che dimostri la necessità di porre alla crescita dell'economia un limite che corrisponda ai limiti del pianeta. Sì, confessiamo, l'intento è didattico, ma cosa c'è meglio di un gioco per imparare? Troviamo molta guerra, molta competizione all'ultimo sangue, molta economia di quella che bisogna crescere ad ogni costo e depredare anche marte se la terra l'abbiamo finita; troviamo un accenno di ecologia, Alta tensione, CO2, Photosyntesis, la necessità di ridimensionare la posizione dell'uomo nella natura, Vita da lupi.

Della rivoluzione esaltante di cui parlano Naomi Klein e pure papa Francesco non troviamo traccia. Anche il povero Jared Diamond che si è dato tanta pena per dimostrare le conseguenze nelle società del passato dei comportamenti umani viene bellamente ignorato. C'eravamo quasi illusi quando abbiamo trovato Giants, un gioco ambientato sull'isola di Pasqua a cui lo scrittore dedica molte pagine appassionate. I clan dell'isola fanno a gara per edificare le statue più alte e più grandi e vincitore risulta nel gioco chi riesce a farlo, anche ponendo un sontuoso copricapo d'argilla sul proprio gigantesco monolite, a costo di devastare le foreste dell'isola e depredarla di tutte le sue risorse. Quando non ha più mezzi materiali al capoclan restano sempre da sfruttare gli uomini a lui sottoposti. Ma nella vita reale nessuno vincerebbe ad un simile gioco di potere, come nessuno ha vinto sull'isola che ha distrutto il suo territorio ed è andata incontro a carestie e lotte terribili.

" I paralleli che si possono tracciare tra l'isola di Pasqua e il mondo moderno sono così ovvi da apparirci agghiaccianti. Grazie alla globalizzazione, al commercio internazionale, agli aerei a reazione e a Internet, tutti i paesi sulla faccia della Terra condividono, oggi, le loro risorse e interagiscono, proprio come i dodici clan dell'isola di Pasqua, sperduti nell'immenso Pacifico come la Terra è sperduta nello spazio. Quando gli indigeni si trovarono in difficoltà, non poterono fuggire nè cercare aiuto al di fuori dell'isola, come non potremmo noi, abitanti della Terra, cercare soccorso altrove, se i problemi dovessero aumentare. Il crollo dell'isola di Pasqua, secondo i più pessimisti, potrebbe indicarci il destino dell'umanità nel prossimo futuro."

Alla fine ce ne andiamo con l'indicazione di un gioco che potrebbe fare al caso nostro, Antiquity, sembra adatto per giocatori esperti e anche pazienti, con molto tempo libero e voglia di usare il cervello. Si cercano ancora consigli e si invita a costruirlo, un bel gioco agile e felice! Per il momento torniamo ai giochi di puro divertimento, ai nostri Tre Pedoni, per sorridere insieme.