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Immi/emi

Che cosa si prova a rappresentare un problema. Vent'anni di un'estenuante vita xxxx

"Ora, considerata l'alta percentuale di xxxx di origine straniera, è strano che solo pochi xxxx si rendano conto di quanto dev'essere a dir poco imbarazzante per le persone di un altro paese sentirsi continuamente reputate un problema nazionale o addirittura un pericolo. Questa difficile situazione è ulteriormente aggravata dal tono con cui se ne discute, quasi la cosa riguardasse stranieri lontani mille miglia e non un congruo numero di concittadini residenti. Forse un simile atteggiamento si può spiegare col fatto che per la maggior parte degli xxxx il termine "straniero" è sinonimo, secondo un diffuso pregiudizio, di emigrante povero, ignorante e rozzo approdato in un altro paese in cerca di fortuna. Ma povertà, ignoranza e inciviltà, [...] non necessariamente escludono doti di sensibilità e intelligenza. Tuttavia, troppo spesso, l'xxxx di cultura media interpreta tutto ciò che è differente dal proprio stile di vita come un innegabile segno di inferiorità. I tratti somatici di un determinato popolo sovente per gli xxxx sono di per sé la negazione di ogni sentimento di fratellanza. YYYYY vengono il più delle volte associati alla tipologia criminale piuttosto che visti come il lascito di una splendida selezione della specie. E poi c'è un'altra grande classe di "xxxx puri" che giustifica il delicato problema dello straniero all'interno con l'autogratificante alibi secondo cui questi dovrebbe essere così contento di trovarsi "in un paese libero" da non dare peso ad alcune "spiacevoli verità" sul proprio conto. [...] I più disponibili ci dicono che siamo dei gran lavoratori e che ci guadagniamo centesimo su centesimo; ma anche loro parlano come padroni a sudditi. E forse più di tutti sono i nostri amici a darci la netta impressione di rappresentare un peso per la società xxxx. Ci prendono sotto la loro ala protettiva, zelanti nella difesa, ci trattano come bambini. Parlano del debito che tutto il mondo ha nei confronti dell'XXXX, ricordando benignamente ai loro connazionali che noi stranieri abbiamo visto tempi migliori. È estremamente difficile sopportare questa stucchevole cortesia [...] Certo, le critiche da parte di un ospite straniero possono sembrare indelicate; e ogni volta che stanno per insinuarsi vengono stroncate dalla domanda di rito: "Ma se siete scontenti, perché non tornate indietro?" la risposta è implicita: per la maggior parte di noi, infatti, l'XXYY è la nostra casa."

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xxxx americani/americano

YYYY La fronte ampia e il naso aquilino dei latini

XXXX Italia

XXYY America

Perchè se avete letto pensando all'Italia e agli immigrati, vi siete clamorosamente sbagliati: chi scrive è Gino Carlo Speranza, docente alla Yale e alla Columbia, emigrato negli USA con la moglie nel 1868.

In Francesco Durante, "Italoamericana. Storia e letteratura degli Italiani negli Stati Uniti 1880-1943", volume secondo, Mondadori, Milano, 2005

 

Il «Principessa Mafalda», il più grande transatlantico italiano dell'epoca, naufragò nel 1927 al largo del Brasile. A bordo 1259 persone, emigranti siriani e molti piemontesi, liguri e veneti. Pochi i superstiti