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Storie vecchie e nuove

La voce dei bambini

di Emina Ristović

Mi chiamo Zaira. Ho 10 anni e sono viva per miracolo. Se fossi morta, sarei stata solo una dei tanti, troppi, coetanei che hanno perso la vita tra le braccia crudeli del mare. Un numero qualsiasi, da evidenziare in qualche fascicolo, ma ben presto mi avreste dimenticata. L’uomo, purtroppo ha una memoria corta. Parla, parla, dalla sua bocca escono l’indignazione e le critiche ma poi, tutto svanisce in una bolla di sapone. Si diventa facilmente indifferenti e la mente invece di aprirsi si chiude ancora di più. Dalle promesse all'indifferenza e ai muri il passo è breve. A me i muri non piacciono, come non mi piace la gente cattiva che ci promette una vita migliore e poi, nel bel mezzo di una tormenta, uccide i più deboli di noi. Nessuno se la prende con loro. Nessuno li fa pagare. Perché il cielo permette queste cose? Non capisco proprio. Sono troppo piccola forse e la mia voce non conta, ma io vorrei gridare, farmi sentire e comprendere. Perché nessuno ascolta la voce dei bambini? Se metteste la mano sul cuore e lo apriste alle nostre grida, ai nostri pianti, vedreste con i nostri occhi la sofferenza, il più atroce dei dolori che si possa provare sulla propria pelle. Invece non lo fate. Non a sufficienza almeno. Vi commuovete ma cosa di concreto fate per evitare che succeda ancora? Sento solo chiacchiere, troppe chiacchiere, e pochi fatti concreti. C’è addirittura chi ci avrebbe proibito di venire come se con i nostri passi incerti potessimo sporcare la vostra terra, la vostra Europa che tanto sognano i nostri genitori che spendono tutto ciò che hanno pur di portare noi figli qui, anche a costo di morire. Voi non lo sapete, forse non vi importa nemmeno, ma io ve lo dico lo stesso. Anche mio papà ha pagato con un prezzo altissimo per la libertà dei suoi figli. Non ce l’ha fatta. Non è e non sarà l’ultimo. La tragedia in mare, come la chiamate voi, è la vera peste di oggi, di ieri e domani? Domani dipende da voi, dai vostri figli e dai figli loro. Vi auguro che non possano mai conoscere il nostro dolore, le nostre lacrime. Forse la loro voce si sentirà più lontano della mia. Ieri è successo di nuovo. L’ennesimo barcone affondato, l’ennesima tomba delle vittime innocenti che non rivedranno mai più il sorgere del sole, né ascolteranno la voce rassicurante della loro mamma che canta la loro ninnananna preferita. Mi rendo conto di quanto io sia stata fortunata. Ho vissuto abbastanza a lungo da poter parlare, urlare la mia rabbia che porto dentro da quella mattina in cui gli uomini cattivi ci fecero affondare. Fummo pochi a essere salvati dagli uomini in bianco: la mamma e io e il bimbo che portava in grembo, che oggi ha poco più di tre anni e per fortuna non ha conosciuto le intemperanze delle onde grigie e malvagie. Il suo sorriso è la speranza mia e di tutti noi che vogliamo dimenticare ma non ci è permesso. La storia purtroppo si ripete di continuo, La mia voce però è forte e spero possa sprigionarsi nell’aria con la velocità massima, per raggiungere gli uomini e le donne del mondo al potere che fanno solo finta di ascoltarci ma non ci basta. Vogliamo la concretezza, la sicurezza. Ridateci la pace e la fiducia nel futuro. Voi potete farlo, lo so. Io sono solo una bambina, dicono sia anche coraggiosa, che non vuole altro che essere confortata. Rassicurata e non criticata. Ascoltate la voce dei bambini, vi prego. È il mio unico desiderio. Il mio unico sogno che sono certa si avvererà un giorno. Non smetterò di crederci.

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