Che cosa possono fare gli immigrati per la montagna italiana e che cosa può quest’ultima fare per loro? A questa domanda rispondono sociologi, antropologi, giornalisti, progettisti, amministratori locali e operatori sociali che, facendo ricerca o gestendo interventi, si occupano del fenomeno migratorio nelle Alpi e negli Appennini.
Quanto i cambiamenti climatici influiscono sulle migrazioni e sulle crisi internazionali? Più il deserto avanza più le ondate migratorie aumentano. Più cresce il pericolo di guerre. Un analista diplomatico (Grammenos Mastrojeni) e un fisico del clima (Antonello Pasini) indicano la strada per gestire cooperativamente il futuro che ci aspetta e che sarà segnato dalla rivoluzione climatica già in atto. Continue ondate migratorie aprono scenari a cui non eravamo preparati e paiono il preludio a esodi di interi popoli.
Nel paesaggio politico contemporaneo, in cui domina ancora lo Stato-nazione, il migrante è il malvenuto, accusato di essere fuori luogo, di occupare il posto altrui. Eppure non esiste alcun diritto sul territorio che possa giustificare la politica sovranista del respingimento. In un’etica che guarda alla giustizia globale, Donatella Di Cesare riflette sul significato ultimo del migrare. Abitare e migrare non si contrappongono, come vorrebbe il senso comune, ancora preda dei vecchi fantasmi dello jus sanguinis e dello jus soli.
Il titolo del volume di Paolo Barcella è tratto da uno (p.195) tra le centinaia di scritti che l'autore ha selezionato tra quelli presenti presso la sede della Missione cattolica di lingua italiana di Winterthur, nel Canton Zurigo, ad opera di italiani che frequentarono la scuola privata cattolica Dante Alighieri. Tale scelta mette potentemente al centro della questione il lavoro, che viene declinato, nel sottotitolo, con una doverosa precisazione: donne e uomini.
Un reportage sulle donne che raccolgono e confezionano il cibo che arriva sulle nostre tavole. Il racconto si snoda in tre paesi affacciati sul mare Mediterraneo, Italia, Spagna e Marocco, tra i maggiori esportatori di ortaggi e frutta in Europa e nel mondo. Qui, le braccianti, non solo sono pagate meno degli uomini e costrette a turni estenuanti, ma vengono molestate sessualmente, ricattate, subiscono violenze verbali, fisiche e stupri.
In cattedra con la valigia raccoglie 9 saggi , introdotti dai curatori Michele Colucci e Stefano Gallo, che hanno il merito di soffermarsi su un fenomeno poco studiato ma non nuovo in Italia, ossia la mobilità interna dei docenti. I due studiosi si occupano da tempo di migrazioni e con questo lavoro aggiungono un tassello inedito e importante alla ricerca intorno alle migrazioni interne in Italia.
Che cosa accade in un autore quando decide di abbandonare la sua lingua per scrivere in una diversa dalla propria? Che cosa si perde in questo passaggio e che cosa si acquista? E poi, perché si lascia una lingua per adottarne un’altra? Sono alcune delle domande sulle quali cerca d’interrogarsi questo libro. Passare da una lingua a un’altra significa porsi di fronte a un rischio. Non si tratta di avere più o meno dimestichezza quanto essere nella lingua, imparare a osservare e a interpretare il mondo alla luce di una nuova esperienza. Questo fatto presuppone comunque una rinascita.
Michele Colucci e Stefano Gallo curano una raccolta di saggi in cui analizzano gli spostamenti di italiani, stranieri, giovani, persone in età avanzata, lavoratori, lavoratrici, studenti, studentesse, disoccupate, disoccupati entro la nostra penisola: formano catene, attivano relazioni, modificano i luoghi con cui entrano in contatto.
Il presupposto per cancellare o ridurre le tensioni internazionali, le guerre, lo stesso terrorismo è l’eliminazione degli squilibri economici fra aree diverse del pianeta. La lotta contro la povertà non è solo un imperativo «umanitario» ma è il modo più efficace per disinnescare il potenziale distruttivo alimentato dalla disperazione.