Andrea Stocchiero (a cura di) Contadini e migranti: sono questi i protagonisti del volume, che connette questioni globali come il cambiamento climatico ai problemi della piccola agricoltura familiare in Africa. Connessioni che possono essere lette sulla base del concetto di ecologia integrale, proposto da Papa Francesco nell'enciclica Laudato si'. Il filo logico parte dallo studio delle pratiche di diversi organismi di FOCSIV per rafforzare le comunità agricole in Africa, e prosegue sulle conseguenze dei fenomeni del cambiamento climatico, anche in termini di migrazioni.
Quella che c’è ora si sta sfaldando perchè incapace di fronteggiare le tre principali sfide che i suoi popoli devono affrontare: la sfida ambientale, di cui i cambiamenti climatici sono il risvolto più pericoloso; quella economica, che vuol dire reddito, lavoro, casa per tutti e meno diseguaglianze; e quella dei profughi. Profughi non migranti; gente che preme ai confini d’Europa non alla ricerca di una vita migliore, come in parte succedeva negli scorsi decenni, ma per sfuggire a guerre, stragi, morte per fame e schiavitù.
Fra una sola generazione la Terra conterà due miliardi e mezzo di persone in più. Il problema è che si tratterà di una crescita assai disuguale: mentre la popolazione dei paesi ricchi rimarrà quasi stazionaria e invecchierà, quella dei paesi poveri raddoppierà o triplicherà addirittura nelle aree più deprivate, come quelle dell’Africa subsahariana, con una forte prevalenza delle generazioni più giovani.
Scritto con Telmo Pievani, il volume parte dalla considerazione che le specie umane migrano da almeno due milioni di anni: lo hanno fatto prima in Africa, poi ovunque e il risultato è che il quadro delle popolazioni umane si è arricchito: fughe, ondate, convivenze, selezione naturale, sovrapposizione tra flussi successivi, forse conflitti tra diverse specie umane, fino a Homo Sapiens. Il cervello è cresciuto e con esso la flessibilità adattativa e la capacità migratoria.
Basato su una vasta documentazione sulla portata e le caratteristiche delle attuali migrazioni internazionali, il libro affronta in maniera originale una tematica spinosa: il diritto di migrare. Cioè non solo il diritto di uscire dal proprio paese ma anche il diritto di avere un rifugio o semplicemente di cercarsi una collocazione (un lavoro, una nuova vita) in un paese diverso. Da tempo ormai nelle moderne democrazie il diritto di emigrare è in generale riconosciuto.
Le storie dell’espatrio, dello sfruttamento lavorativo e della “tratta” dei minori italiani all’estero fra Ottocento e prima metà del Novecento e dei loro mille mestieri di strada e impieghi nelle fabbriche trovarono un alloggio sicuro, una dimora adottiva, nella coeva produzione letteraria educativa e popolare. Abitarono (e abitano) le pagine di un sostanzioso corpus di opere rivolte soprattutto alla gioventù – tra romanzi, racconti, poesie, poemi, opere teatrali e musicali – di autori italiani, stranieri e autori emigrati che scrissero direttamente dai luoghi di approdo.
Un volume di Stefano Allievi e Gianpiero Dalla Zuanna Numeri, dati, fatti per raccontare con un taglio pragmatico e con una prospettiva inedita il più grandioso mutamento dell’Italia di questi anni. L’Italia è diventata nel breve giro di un paio di generazioni da paese di emigrazione sostanzialmente monoculturale a grande porto di mare. Vivono oggi dentro i nostri confini cinque milioni di stranieri e l’immigrazione è da anni al centro del dibattito pubblico e dello scontro politico.
I confini del Mediterraneo. Ultimi decenni. Da qualche tempo molti migranti forzati arrivano ai confini marini o terrestri dei paesi di frontiera europea meridionale e orientale. Fuggono da eventi o persecuzioni noti e diffusi, ciascuno è un individuo diverso, con una propria identità e biografia sconvolte dalla fuga e dal viaggio. La migrazione non è una parentesi breve, spesso si lascia tutto (radici, affetti, ruoli), poi per mesi e anni ci si sposta pagando e subendo tutto, senza conoscere nulla di cosa si trova.
Il volume mette in luce il sistema di disuguaglianze combinate che attanaglia i Rom in tutti gli ambiti della vita sociale, le sue radici storiche, il suo legame con la struttura delle disuguaglianze propria della società capitalistica. Il volume evidenzia e critica, inoltre, l’etnicizzazione della ‘questione Rom’, che se in passato si fondava sul determinismo genetico, si basa oggi sul determinismo culturale. Attraverso incessanti campagne istituzionali e mediatiche, la responsabilità del processo di marginalizzazione di cui i Rom sono rimasti vittime viene scaricata su di loro.
Gli interpreti e i mediatori linguistici ascoltano e traducono le storie dei richiedenti asilo. Storie di vita caratterizzate necessariamente dalla sofferenza, poiché si sceglie di sfidare la sorte attraversando deserti e mari diventati negli anni cimiteri di propri simili soltanto quando nessun’altra via sembra percorribile. Questo libro vuole raccontare queste storie, quelle di donne e uomini che vengono da altri Paesi e da altre lingue e ci chiedono aiuto.