Il primo romanzo tradotto in italiano dello scrittore rumeno è un affresco del suo paese, su cui pesano i lasciti dell’era Ceauşescu, con i suoi paradossi, miserie e speranze, non mancando di strizzare l’occhio al lettore in un modo che talvolta ci ricorda il connazionale Dan Lungu di Sono una vecchia comunista!
Dan Lungu è uno dei maggiori esponenti della letteratura romena contemporanea, riconosciuto per la sua variegata e ricca produzione e tradotto in numerose lingue.
Lo scrittore e giornalista serbo, Dušan Veličković, mostra, come hanno fatto altri suoi colleghi dai Balcani, come la letteratura possa rappresentare criticamente una guerra e le conseguenze che produce sulle persone. E lo fa da spettatore e vittima allo stesso tempo, descrivendo con ironia e acutezza cosa significhi vivere in un conflitto.
I regimi totalitari uccidono i giornalisti, nel migliore dei casi li licenziano, sempre li condizionano: è quanto racconta Dušan Velićković, direttore della celebre rivista NIN, all'epoca dei Milošević.
Il romanzo dell’autore iraniano esiliato in Olanda, dove ha acquisito fama internazionale grazie alle sue opere, ci trasporta in un Iran in cui mito e realtà storica si fondono senza tensioni. Si tratta di un testo articolato, dove numerose vite si intrecciano sullo sfondo degli ultimi tormentati decenni che il paese ha vissuto, in un racconto non annebbiato dal rancore o da visioni distorte, ma anzi permeate da grande sensibilità e amore per la propria terra.
Non sempre le quarte di copertina spiccano per originalità e per la capacità di cogliere appieno il senso del romanzo che sintetizzano. In quella di Cirkus Columbia, al contrario, leggiamo: “Epopea grottesca e satira corrosiva della “rinascita croata” degli anni novanta, questo racconto a più voci esprime tutta la potenza simbolica di un estro narrativo che, in accordo con la migliore tradizione letteraria balcanica, preferisce il rovescio del mondo al suo diritto”.
Difficile scrivere dell’ultimo romanzo di Bijian Zarmandili, autore iraniano da anni residente in Italia. E’ un testo che accanto a squarci inattesi di speranza e di vita affianca solitudine e disperazione, su uno sfondo che, sebbene finzionale, riecheggia rapporti di politica internazionale di grande attualità. La storia si suddivide in due ambientazioni antitetiche l'una all'altra, la prima nella immaginaria città di Katapolis, in Oriente, e la seconda in un’anonima isola italiana, abitata da pochi pescatori.
Ne parla così l'autore: "È la storia di una donna che a causa dell'amore, del dovere, della famiglia e della religione... è condannata ad assistere e salvare il marito, un guerrigliero, immobilizzato da una pallottola rimasta nella sua testa. La donna deve pregare per 99 giorni. E ogni giorno, da mattino a sera, deve recitare uno dei 99 nomi di Allah seguendo il ritmo del respiro dell'uomo. Ma, dopo due settimane, questa preghiera si trasforma in una specie di confessione. Per la prima volta la donna può parlare senza attirare su di sè il biasimo altrui. Osa e si libera.
L’amore e gli stracci del tempo ci riporta nei Balcani della seconda metà del Novecento e tratteggia dall’interno la parabola di due famiglie. Gli eventi storici, pur collocandosi sullo sfondo delle vicende, condizionano pesantemente la storia dei protagonisti, in particolare dei figli delle due coppie, Zlatan e Ajkuna. I genitori di Zlatan sono serbi, suo padre è un giovane docente universitario di medicina che poi deciderà di esercitare la professione di medico e stringe un’amicizia profonda, che durerà tutta la vita, con Besor, un albanese kossovaro.
Magistrale racconto di vite in un'isola lontana – sei mesi di notte sei mesi di giorno.
Il padre di Rosa ed il suo matrimonio, quell'amore quella casa di legno quella casa di vetro vicino al lago al mare alle sorgenti calde alla chiesetta con il soffitto blu con stelle d'oro. Quella coltivazione di more e la boccettina di olio di rose che le lascia in mano salutandola per sempre.
Tutto troppo perfetto, si attende la tragedia come chi vive sulla terra avendo nozione del terremoto.
Una ragazza e tre giovani amici della comunità tedesca crescono nella Romania di Ceauşescu, continuamente controllati interrogati pedinati. Non c'è futuro per loro in una società dove devono nascondere libri e pensieri, dove domina la paura e bisogna guardarsi anche dagli amici, dove si allunga l'elenco di quelli che muoiono tentando la fuga. Storie di persone e insieme l'intreccio storico di tedeschi e rumeni, dalla partecipazione della minoranza tedesca alle guerre della 'madrepatria' nazista, alla dittatura, alla povertà sotto il regime.